Fotografia come Meditazione: Le 3 Dimensioni per Riscoprire la Felicità e il Flusso Creativo nel Riepilogo del Video di Photherapy

Introduzione

Cosa succede quando l’atto meccanico di scattare una fotografia si trasforma in una disciplina spirituale, capace di calmare il flusso disordinato dei pensieri? Se la mente è una macchina fotografica, troppo spesso il suo otturatore scatta in modo frenetico, senza consapevolezza, intrappolando ansie, aspettative e rimpianti. Ma c'è un modo per riportare silenzio e chiarezza nella nostra vita.

Questo è il punto di partenza del mio percorso su "Photherapy", un luogo dove l'approccio psicologico dinamico e umanistico si fonde con la lente della fotografia artistica e terapeutica. Il tema che esploro è profondo quanto antico: la fotografia come meditazione. Contrariamente a ciò che si crede, meditare non è una tecnica per ottenere ciò che si vuole (come la legge dell'attrazione), né un semplice esercizio per stare sereni. È una vera e propria disciplina per lo sviluppo personale, che mira a sperimentare il silenzio mentale e a predisporre l'animo alla contemplazione.

In questo approfondimento, ripercorreremo le tre dimensioni fondamentali che elevano la fotografia da un hobby a una pratica meditativa, mostrandoti come può condurti a quella che chiamo vera fioritura personale.


Nota dell'autore: Questo articolo è una rielaborazione sintetica e strutturata dei concetti che ho esplorato in modo più approfondito nel mio ultimo video su "Photherapy". Se preferisci un approccio più visivo e discorsivo, o vuoi esplorare gli esempi che mostro, ti invito a guardare la versione completa!

[Guarda ora il video originale: https://youtu.be/Y_wyEyhN2D4]


L'Icona Contemplativa: Una Premessa alla Fotografia come Pratica Spirituale

La tradizione iconografica, sia orientale che occidentale (nella nostra cultura conosciuta come preghiera contemplativa), ci insegna che l'arte può nascere da uno stato meditativo e servire a ispirare altri alla contemplazione [02:20]. Allo stesso modo, sono convinto che la fotografia abbia il potenziale per essere una delle forme di meditazione più dirette e incisive [02:41].

La Vera Felicità: Oltre l'Euforia e la Risoluzione dei Problemi

Quando parlo di felicità, non intendo la sensazione euforica data dall'appagamento di un desiderio, né la quiete mentale che deriva dall'evitare i problemi [06:57]. Faccio riferimento a uno stato dell'essere (uno status) che nasce dalla piena realizzazione e dal forte senso di connessione con tutto ciò che ci circonda. È il riconoscimento consapevole che la vita non è una battaglia da vincere o un insieme di problemi da risolvere, ma qualcosa da cui meravigliarsi momento dopo momento [07:31]. La fotografia, in quanto pratica, ci avvicina proprio a questa fioritura personale.

Dimensione 1: L'Estetica dell'Assoluto e la Ricerca della Bellezza

La prima dimensione della fotografia come meditazione è l'Estetica dell'Assoluto [08:05]. L'atto di fotografare ci insegna a riconoscere il bello in ogni cosa e a scoprire che nulla, che sia una pianta, un evento, o un'emozione, è banale o scontato. Tutto è meraviglioso.

Rovesciare lo Sguardo: L'Esercizio Contemplativo

Questo non è un concetto moderno, ma si ritrova nell'antica tradizione contemplativa cristiana (e non solo): lo sforzo, dapprima consapevole e poi spontaneo, di riconoscere il bello, il buono e il giusto (l'Assoluto) in ogni cosa e persona [08:49]. Per i monaci e i contemplativi, nulla era brutto perché il Principio Supremo, per definizione, è in ogni cosa.

Nel momento in cui fotografiamo, compiamo lo stesso identico esercizio:

  • Cambiamo il punto di vista (ci pieghiamo, saliamo, cerchiamo l'inquadratura migliore) [10:15].

  • Attendiamo la Luce Giusta (aspettiamo il momento di grazia) [10:29].

  • Cerchiamo il Bello anche in ciò che gli altri scartano, come la spazzatura o la dura realtà (come nei reportage) [10:45].

Dimensione 2: La Connessione al Momento Presente e l'Essere nel Flusso (Flow)

La seconda dimensione è la connessione con l'attimo presente, che ha molti punti di contatto con la tradizione Zen [11:40].

La Dis-identificazione dalla Mente

Fare fotografia decente è impossibile se la mente è impegnata in rimuginazioni, progetti futuri o dialoghi interni [12:08]. Lo scatto richiede una forte attenzione a un qui e ora privo di distrazioni. Per cogliere l'attimo, devi essere:

  • Assente dalle tue aspettative: L'ansia da prestazione ("devo fare lo scatto perfetto") ti farà perdere la connessione con il presente [13:10].

  • Altro da te: Devi distaccarti dalle tue ambizioni, dai tuoi pensieri e dalle tue emozioni. In psicologia, lo chiamiamo "dis-identificarsi" dalla propria mente, mettendola da parte per godersi l'esperienza [14:49].

  • L'Osservatore Silenzioso: L'obiettivo è essere dentro la scena, ma non parte della scena; essere un osservatore silenzioso e partecipante [15:11]. Questo è l'invito a "essere nel mondo, ma non del mondo" [15:26].

L'Atteggiamento Giusto per il Flow

Essere nel Flow non richiede una tecnica o i "cinque passi" proposti da molti guru [14:11]. Richiede solo un atteggiamento mentale: quello di chi vuole godersi appieno l'esperienza (la sessione di scatto) con tutto se stesso, coltivando un'attesa calma e paziente, non l'ansia del cacciatore [14:25]. Quando siamo nel Flow, non agiscono i nostri desideri, ma l'Ispirazione stessa [14:02].

Dimensione 3: Contemplazione delle Immagini e il Risveglio Creativo

La terza dimensione meditativa avviene dopo lo scatto ed è la contemplazione delle immagini [16:05].

Riguardare l'Immagine: Apertura all'Intuizione

Similmente a come i monaci dipingevano e poi contemplavano le icone [16:32], riguardare le proprie foto, specialmente quelle che "vogliono dirci qualcosa che va al di là della tecnica" [18:15], può far nascere in noi associazioni mentali e nuove consapevolezze che non avevamo prima [16:43].

Contemplare un'immagine significa porsi davanti ad essa con animo sereno, senza studiarla o giudicarla, ma lasciando che sia il tempo a lavorare, facendo nascere in noi una consapevolezza [17:15]. È l'abbandono della lotta e l'atto di affidarsi [17:57].

La Creatività Emerge da Altro da Noi

Quando ci apriamo all'intuizione attraverso la contemplazione, scopriamo che la vera creatività — quella che realizza un'opera d'arte e non solo un bell'oggetto — è qualcosa che va oltre la nostra personalità, il nostro narcisismo e persino la nostra cultura [19:29].

Come nelle opere di Caravaggio, di Meyer o di LaMartine [18:55], la creatività è un messaggio che viene da qualcosa di altro da noi, e noi ne siamo soltanto strumenti [18:47]. Gli antichi Greci chiamavano l'intuizione il messaggio degli dei, simboleggiato dal Caduco [19:43]. L'intuizione arriva quando riusciamo ad ascoltarci e ad aprirci a un disegno più grande.


 Conclusione 

In sintesi, il percorso che abbiamo tracciato in questo articolo, e che approfondisco nel video di Photherapy, ci mostra che la Fotografia come Meditazione è un potente strumento per la fioritura personale, capace di connetterci al bello, al presente e all'intuizione creativa. Come nella fotografia, in cui la luce e l'ombra rivelano la forma, anche nella crescita personale dobbiamo imparare a inquadrare la nostra realtà con una nuova consapevolezza.

Il passaggio dalla teoria alla pratica richiede tempo e visione, ma inizia con un singolo, consapevole, scatto.

Per vedere questi concetti applicati e per un'analisi più visiva, ti invito a guardare il video completo da cui è tratto questo post: Guarda il video su "Photherapy"

Ora tocca a te: qual è la tua esperienza con la fotografia come meditazione? Hai mai utilizzato la macchina fotografica per dis-identificarti dai tuoi pensieri? Lascia un commento qui sotto.